PREMESSA

Quest'estate del 2020, mi venne a trovare a Costacciaro il mio caro amico fraterno Cesare Zanon con cui abbiamo condivisi per oltre vent'anni tante avventure; poi la vita ci divise. Comodamente seduti in macchina siamo saliti fino ai Prati delle Macinare sotto monte Cucco rifacendo quasi quei sentieri che nel lontanissimo 1958 ci aveva portato fin lassù carichi come somari e dove passammo un paio di settimane a girare per quella montagna.

Quando Cesare se ne andò, mi misi a ripensare a tanti avvenimenti della mia vita e mi accorsi che anch'io avevo avuto un passato di cui da tempo immemorabile mi ero dimenticato e tirai fuori dal profondo della mia cassa cranica i ricordi che c'erano rimasti ancora: altri purtroppo sono scomparsi per sempre, ma i superstiti sono bastati per decidere che qualcosa di mio doveva essere raccontato, anche perché oggi, con l'elettronica che impera lo si può fare "a costo zero".

Invero la mia cara cugina Adriana, tempo fa, amareggiata che nel web nessuno ricordava quanto avevano fatto i nostri genitori per noi e per tutte le persone che avevano avuto vicino nei decenni in cui avevano condotto l'Atti & Bassi, mi sollecitava a porvi rimedio.

Con l'avvicinarsi e il superamento degli ottant'anni, quindi, mi è venuto in mente di raccontare alcune storie della mia straordinaria vita: la chiamo straordinaria perché, come mia abitudine, ogni tanto mi guardo intorno e mi accorgo che su una popolazione terrestre di circa otto miliardi di uomini, a proposito di felicità, me ne trovo davanti all'incirca un paio di milioni e dietro sette miliardi e novecentonovantottomila e qualche volta anche di più.

Da tempo immemorabile non spreco più tempo quindi ad invidiare i pochi che mi precedono anche perché spesso meditando sull'invidia, il più umano dei difetti che, a detta di chi ne possiede in abbondanza, afferma di esserne privo, anch'io ce l'ho. Come spesso mi capita di dire, l'invidia si divide in due categorie: quella negativa e quella positiva. La prima prevede l'annientamento o la distruzione dell'invidiato, la seconda prevede una sana competizione che deve far vincere il migliore. Con la fortuna che mi contraddistingue, sono della seconda categoria e accetto con entusiasmo la singolare o plurale tenzone: a volte vinsi, a volte persi, ma mai mi sono sottratto al confronto.

Ora quando si arriva alla mia quasi veneranda età si filosofeggia sul futuro e quando si va oltre un paio di decine d'anni, ci si accorge di finire in quell'argomento poco piacevole ma veritiero che è la dipartita. Allora ben pensai di andare a Roma e di giurare sul focolare dell'altare della patria, senza conseguenze alla Muzio Scevola, proprio davanti a quella povera Italia che tanto ha subito e il peggio ancora non è venuto, di fare di tutto per arrivare a cent'anni. Proprio in questi mesi ho avuto modo di approfondire la vita di Abramo Massalongo che passò gli ultimi dieci anni della sua vita in una gara forsennata per lasciare ai posteri quanto più gli fu possibile. Morì a trentasei anni. Quindi anche qui fui fortunato. Quanto poi alla temutissima morte, ho l'impressione che poi non sia male visto che questo evento fu prodotto dalla natura, di cui nessuno sa nulla e su cui tutti pontificano. Vissi la maggior parte della mia vita in mezzo ai cadaveri (tali sono i fossili) e nessuno di essi dopo milioni e milioni d'anni si è mai lamentato.

Aspetto quindi il fatal evento con la naturale paura accompagnata da grande serenità.

Non è stato facile per me affondare l'attenzione nella mia memoria spesso bistrattata in favore dell'ansia del domani, ma mi sono accorto che malgrado la smemoratezza, o la poca memoria che mi ha sempre assillato, non tutto è andato perduto. Scavando come con una trivella petrolifera nei lontanissimi anfratti del mio litro e mezzo di cervello, sono saltate fuori tante cose di cui da anni, o meglio da decenni non si ricordavano più. Allora, visto che è la prima volta in vita mia che ho ottant'anni, ne voglio lasciare lieve impronta, perchè questa natura meravigliosa è tremendamente sprecona e solo il nero sul bianco lascia tracce di se. Da quando sono uscito dalla mia attività e da quando ho iniziato ad interessarmi di storiografia paleontologica, ho capito che anch'io avevo qualcosa da lasciare ai posteri anche se la fiducia di attrarre l'attenzione di questi posteri tremendamente sbadati, diventa sempre più fioca. Questo però è l'ultimo dei miei problemi, problemi che in vita mia ho sempre fatto il possibile di evitare e che ho affrontato decisamente quando non se ne poteva fare a meno.

Qui, nel mio sito, coram populo, pubblico appunto alcune confessioni che nulla hanno da spartire con quelle di Ippolito Nievo ben più famoso di me, ma pur sempre curiose ed interessanti per coloro che cercheranno di farsi una vita meravigliosa in maniera naturale. Sono sempre stato del parere che la vita va goduta a mente "normale" e quindi sono sempre stato il re del caffè e occasionalmente della Fanta. Di certe cose mai ne parlai, ne ne parlerò: appartengono ad un altro pianeta o meglio ad un'altra galassia. Decenni di esperienza mi hanno insegnato che meglio di così mi non poteva andare e non sarà senz'altro questo ormai incompleto ventennio a farmi debordare dalla mia rotta.

Non posso raccontare in questo ambito le mie fortune e pur ritenendomi fortunato, non so che cosa sia la fortuna, ne io perderò ulteriore tempo ad investigare oltre. Va bene così.

I lettori o gli spettatori, scelgano la loro posizione, potranno così accedere a storie personali o famigliari o sociali di cui sono stato protagonista o spettatore. Stiano tranquilli che quanto descritto è veritiero: per quanto riguarda i dubbi, si accomodino che di dubbi ne ho tanti, anche da vendere all'ingrosso e al dettaglio, tutti affrontati da sempre e mai risolti, per cui non sarà un cruccio o un'umiliazione dire che "non lo so", ma quanto si trova nei capitoli è certo che è stato quel che è scritto.

Quanto scritto è a disposizioni di tutti, privo di copiright, e di vincoli burocratici. Chi vorrà attingervi, può farmi il piacere di citare il nome di questo non ancora vecchio combattente. Se lo farà lo ringrazierò di cuore, anche dall'alto dei cieli quando vi andrò o dallo sprofondo della terra. Per chi non lo farà, dirò solo che non è stato bravo, e che non provocherò la terza guerra mondiale, nè al momento giusto verrò di notte a tirargli i piedi, anche perché, come mia abitudine ampiamente consolidata, mi sono divertito molto a raccontarle (Mi si scusino i vocaboli scurrili, ma sono bolognese e ho ascoltato in giro sempre più frequentemente cose ben peggiori che hanno tendenza a crescere e che vengono propinate, non ogni giorno, ma ogni minuto dai vari elettronici istrumenti da coloro che, mandati nell'infernale capitale, invece di fare l'interesse pubblico, come loro asseriscono, fanno solo ed esclusivamente quello privato), e che, lo assicuro non è altro che la pura e santa verità. E al momento di queste cose me ne sono rimaste dentro tante altre di tragiche e di comiche che potrei farci un'enciclopedia alla stregua della Treccani, ma dal momento che oggi il mestiere di buffone è il più gettonato particolarmente in ambiente politico, sono certo che farei pessima figura e quindi starò lontano in disparte.

Buona lettura.

Io e Giuseppina a Tivoli (A.D. 2019)
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Benedetti a Palermo (A.D. 2020)
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