PALETNOLOGIA DEL SECOLO XIX

Ancor prima che l’uomo sapesse di avere un passato preistorico documentato, molti studiosi si erano chiesti ragione di pietre dalle strane forme. Aldrovandi, Kircher, Moscardo e numerosi studiosi avevano cercato di spiegare la presenza delle ceraunie, delle punte del fulmine e di altri strani sassi. Solo attorno alla metà del secolo XIX Boucher de Perthes riconobbe in questi oggetti utensili antidiluviani indiscutibilmente prodotti da uomini che avevano preceduto i tempi biblici.

Nel breve volgere di qualche decennio si sviluppò una nuova branca della scienza chiamata paletnologia e molti furono gli studiosi che si dedicarono a scoprire le origini dell’umanità.

La seconda metà dell’ottocento fu un continuo apparire di libri e opuscoli su questo argomento. Le nazione più prolifiche furono la Francia, la Gran Bretagna, la Germania e la Svizzera e in questa rincorsa alle radici umane anche l’Italia ebbe un posto importantissimo determinato dalle attività di numerosi geologi e paleontologi che videro in questo settore anche un ampliamento delle conoscenze relative agli ultimi periodi della preistoria, ma pure un impegno a sviluppare studi mirati sui nostri giacimenti e materiali. Si distinsero in ciò Capellini, Chierici, Issel, Pigorini, Strobel e Scarabelli che pubblicò nel 1850 il primo opuscolo italiano sull’argomento.

Fu un cinquantennio straordinario che diede alla luce una quantità notevole di libri e pubblicazioni di grande fascino molti dei quali sono serviti a noi per esposizioni e conferenze preparate attingendo da questa “preistoria della preistoria” interessanti visioni sul contributo che gli italiani hanno dato a questo argomento.